Istantanee dagli ultimi della Terra

Quando ero giovane si diffuse veloce la notizia che stavano arrivando dall’America delle macchine fotografiche che permettevano di vedere immediatamente le foto che erano state scattate, non era più necessario finire il rullino e portarlo a sviluppare, scatto e stampa diventavano immediati e conseguenti.
Dopo qualche tempo, quel miracolo si materializzò in un avveniristico oggetto chiamato polaroid, una macchina fotografica appoggiata su una larga base rettangolare provvista di una misteriosa e sottostante bocca. Effettuato lo scatto, un lembo di carta usciva dalla fessura, bisognava estrarlo, agitarlo nell’aria e aspettare. Lentamente sul foglio bianco cominciavano a delinearsi le immagini; in principio solo ombre incerte, che poi, come per incanto, si trasformavano sotto i nostri occhi in nitide e colorate foto. Era l’istantanea, quella in grado di fissare l’attimo e subito dopo restituircelo in tutta la sua potenza narrativa ed evocativa.
Nei viaggi teatrali che ho fatto in diversi anni e in altrettante parti del mondo, ho preso l’abitudine di scattare delle istantanee con una macchina fotografica che conosco appena e che mi appassiona per la capacità che ha di renderci non solo volti e personaggi, ma soprattutto emozioni. Ho cominciato così a fissare momenti, all’ inizio con comprensibile timore, poi con sempre maggiore confidenza, noterete infatti come le cronache diventino più ampie e dettagliate nel corso degli anni, passando dalle decine di righe dell’ Etiopia alle diverse pagine del Ghana. Riporto queste immagini così come sono state scattate, senza manomissioni o successivi ritocchi, create con l’ unico scopo di fissare emozioni che altrimenti sarebbero andate perse, al fine di poterle condividere con altri, null’altro al di fuori di questo.

Edito da Dissensi (Viareggio 2017) Il libro racconta del progetto “Teatri Senza Frontiere” in Etiopia, Amazzonia, Albania e Ghana.

Disponibile sulle piattaforme LaFeltrinelli, Mondadori Store, IBS Libri, Amazon.